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Uno dei pericoli più diffusi negli ambienti di lavoro è il rischio chimico. La campagna europea 2018-2019, intitolata “Salute e sicurezza negli ambienti di lavoro in presenza di sostanze pericolose”, ha evidenziato come il 17% dei lavoratori nell’Unione Europea fosse esposto a prodotti o sostanze chimiche per almeno un quarto della propria giornata lavorativa, mentre il 15% dichiarava di inalare fumi, polveri o particolato.

Tra le numerose sostanze che possono mettere a rischio la salute, è fondamentale prestare particolare attenzione a quelle reprotossiche, ovvero dannose per la riproduzione. La normativa in materia di prevenzione si evolve costantemente grazie ai progressi della ricerca e agli aggiornamenti legislativi. In tal senso, di recente si è discusso della Direttiva (UE) 2022/431 (recepita in Italia dal Decreto Legislativo n.135 del 4 settembre 2024) che ha modificato la normativa vigente relativa alla protezione dei lavoratori dall’esposizione ad agenti cancerogeni o mutageni sul posto di lavoro (Direttiva 2004/37/CE). La principale novità introdotta dal Decreto Legislativo n.135 del 4 settembre 2024, consiste proprio nell’aver inserito la lista dei reprotossici, già trattati nel Decreto Legislativo 81/08, all’interno della normativa che disciplina gli agenti chimici pericolosi.

Per analizzare in modo approfondito gli aspetti legati all’esposizione a sostanze CMR (cancerogene, mutagene e reprotossiche), tenendo conto dei rischi, della loro valutazione, degli aggiornamenti normativi e delle eventuali problematiche, sono intervenuti numerosi esperti del settore. Un ruolo cruciale in questa valutazione viene svolto dall’Istituto Superiore di Sanità, attraverso il Centro Nazionale delle Sostanze Chimiche, dei Cosmetici e della Protezione del Consumatore. L’acronimo CMR è stato introdotto per la prima volta dal regolamento REACH per uniformare, nella valutazione dei rischi, le sostanze cancerogene e mutagene a quelle reprotossiche; queste ultime sono infatti un gruppo di sostanze chimiche in grado di provocare effetti dannosi sulla fertilità, sia maschile che femminile, e sullo sviluppo del feto.

Il comitato RAC (Comitato per la Valutazione dei Rischi) è il principale incaricato di esaminare le valutazioni specifiche sui pericoli delle sostanze chimiche e formulare pareri sulla loro classificazione e gestione del rischio. L’Istituto Superiore di Sanità, attraverso il Centro Nazionale di Sostanze Chimiche, svolge quindi un ruolo attivo in tutte le attività scientifiche previste per la valutazione dei rischi nell’ambito del regolamento REACH. Di fatto, esso rappresenta il punto di riferimento nazionale per l’interazione con l’Agenzia Europea per le Sostanze Chimiche (ECHA) coordinando a livello nazionale le attività di valutazione scientifica e contribuendo, con i propri esperti, ai lavori di tutti i suoi comitati.

Nella valutazione del rischio chimico, è fondamentale distinguere tra approcci basati sulla salute (health-based) e sul rischio (risk-based). La valutazione health-based si fonda sulla relazione dose-risposta e prevede l’individuazione di una dose soglia al di sotto della quale non si osservano effetti negativi. Per le sostanze come le mutagene e le cancerogene genotossiche, che interagiscono direttamente con il DNA, non è però chimicamente possibile stabilire una soglia. È quindi necessario un approccio risk-based.

Un esempio significativo dell’approccio basato sul rischio riguarda i composti denominati diisocianati, sostanze che causano sensibilizzazione delle vie respiratorie. Per questi prodotti, non è possibile individuare una soglia al di sotto della quale non si verifichino effetti, rendendo necessario adottare un’analisi basata sul rischio. In questo caso, la valutazione si concentra quindi su un’estrapolazione del rischio, utilizzando l’approccio risk-based per determinare le misure di gestione più adeguate e proteggere la salute degli individui esposti.

In conclusione, la gestione del rischio chimico sul posto di lavoro è una questione cruciale per la salute e la sicurezza dei lavoratori, come evidenziato dai dati sulla campagna europea e dalle discussioni relative alla normativa REACH. L’evoluzione legislativa, in particolare con l’introduzione della Direttiva (UE) 2022/431 (recepita in Italia dal Decreto Legislativo n.135 del 4 settembre 2024), ha rappresentato un passo importante nell’ampliamento della protezione contro le sostanze pericolose, andando ad omologare quelle cancerogene e mutagene a quelle reprotossiche. La valutazione del rischio, che deve essere adattata a seconda delle caratteristiche delle sostanze, richiede approcci distinti per quelle con soglia e senza soglia, come nel caso dei diisocianati.

Le nuove normative, unite ai continui sviluppi scientifici, mirano a garantire una protezione più completa per i lavoratori, in particolare per le donne in età fertile, a rischio di esposizione a sostanze che possono compromettere la salute del feto.
Le misure di prevenzione, unitamente alla continua ricerca, sono fondamentali per ridurre i rischi e migliorare la sicurezza nei luoghi di lavoro, proteggendo la salute di tutti i lavoratori e delle future generazioni.

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